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I tipi di token: le differenze

Introduzione

Il mondo crypto si è sviluppato nei suoi primi anni in maniera tumultuosa e caotica e ha messo di fronte agli attori del mondo finanziario, compresi i regolatori e i clienti, un nuovo contesto in cui concetti e termini non erano noti e portavano con sé ambiguità e fraintendimenti. Si parla di criptovalute e di token, talvolta confondendoli tra loro e senza sviscerarne e comprenderne completamente le caratteristiche intrinseche e le differenze tra le varie tipologie. 

Gli enti regolatori che hanno messo mano alla questione si sono dovuti cimentare nella comprensione dettagliata della tecnologia, che rimane comunque in continua evoluzione con la nascita di nuovi prodotti, servizi e applicazioni nell’ambito DeFi.

Dal punto di vista ontologico esistono principalmente 3 tipi di token: utility, security e payment token.

Token di pagamento

I token di pagamento, sono utilizzati come mezzo alternativo di pagamento e di scambio. A differenza delle valute fiat come ad esempio il dollaro USA, l’euro o lo yen giapponese, i token di pagamento come Bitcoin non hanno per il momento corso legale e non sono sostenuti da un governo (con la recente eccezione di El Salvador). Invece, il loro obiettivo principale è quello di essere uno strumento di pagamento decentralizzato per poter comprare e vendere beni e servizi senza ricorrere ad intermediari tradizionali (come le banche, credit card, payment processor, etc.).

Criptovalute

Le criptovalute hanno più somiglianze con le materie prime, come l’oro, rispetto alle valute tradizionali. Infatti:

  • L’andamento delle criptovalute non è legato alla performance dell’economia di un particolare paese
  • I tassi di interesse e le politiche monetarie non hanno un impatto sul valore delle criptovalute
  • Gli investitori preferiscono possedere le criptovalute in attesa che aumentino di valore

Le autorità Europee e di altri Paesi hanno chiarito che l’acquisto e l’utilizzo delle valute virtuali è considerato una attività lecita, in quanto le parti sono libere di obbligarsi e corrispondere somme non aventi corso legale.

Una sentenza della Corte Europea circa l’obbligo di versare l’IVA in caso di prestazione di servizi di cambio bitcoin/valuta tradizionale ha altresì chiarito che la valuta virtuale non è assimilabile alla moneta legale, seppur abbia la medesima finalità di mezzo di pagamento.

Utility token

A differenza dei payment token, gli utility token non unicamente un mezzo di pagamento, ma una sorta di coupon che può essere convertito in prodotti o servizi dell’azienda che li emette. Sono diventati popolari nell’ambito delle Initial Coin Offering (ICO) quando sono stati diffusamente utilizzati per raccogliere finanziamenti grazie al fatto che la strada, dal punto di vista normativo, sembrava più facile rispetto ad altre forme di finanziamento. Il tempo ha però mostrato che la semplicità tecnica lasciava spazio a frodi e truffe che si sono poi tradotte nella rapida scomparsa di molte startup che hanno lasciato i possessori dei loro token a mani vuote.

Gli utility token garantiscono quindi ai titolari l’accesso a un prodotto o servizio attuale o futuro, ma non concedono i diritti garantiti da investimenti nel capitale dell’azienda e quindi non sono regolati in modo stringente. Tuttavia, anche tra gli enti regolatori ci sono interpretazioni a volte diverse: 

  • la BaFin tedesca sostiene che gli utility token non sono moneta elettronica stante il fatto che non vengono accettati da terze parti e chiarisce quindi che “any trade-based services performed exclusively with these tokens on the secondary market do not require authorisation.”. 
  • L’autorità del Regno Unito (FCA), invece, ritiene che gli utility token in alcuni casi vanno trattati come moneta elettronica e in questi casi le attività che li riguardano devono essere soggette a differenti normative.
  • In EU, il rapporto dell’Autorità bancaria europea con consigli per la Commissione europea sui crypto-asset afferma che gli esempi d’uso degli utility token possono differire significativamente e di conseguenza anche il trattamento normativo non potrà essere lo stesso.

Security token

I Security Token, anche detti Asset Token, Equity token o Investment Token, forniscono diritti e obblighi simili a titoli o investimenti come azioni o strumenti di debito.

L’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) ha intrapreso un’indagine tra le autorità nazionali competenti degli stati membri dell’UE al fine di determinare lo status giuridico dei crypto-asset e determinare la possibile applicabilità del regolamento finanziario dell’UE ESMA.

Il risultato dell’indagine ha mostrato una convergenza verso l’opinione comune secondo la quale i cryptoasset che soddisfano le condizioni necessarie per qualificarsi come strumenti finanziari dovrebbero essere regolati come tali. Tuttavia, il rapporto ha anche evidenziato le difficoltà a classificare un certo token sotto le regole esistenti.

La BaFin suggerisce quindi che la regola generale per la classificazione di uno strumento finanziario è che sia trasferibile, negoziabile sul mercato finanziario e comprenda diritti comparabili ai titoli. 

In pratica la linea portata avanti a livello europeo è quella di privilegiare la sostanza rispetto alla forma, cioè analizzare le caratteristiche dei token e farli ricadere nelle categorie finanziarie tradizionali con le conseguenze del caso in termini di norme da applicare.

Se a un token sono collegati diritti paragonabili a quelli associati ai titoli, allora il token facilita una maggiore commerciabilità attraverso una trasferibilità semplificata e una maggiore negoziabilità ed è quindi del tutto simile ad una security tradizionale.

Un mondo dinamico: modelli ibridi

Naturalmente, i modelli di token non si esauriscono qui. Anche a livello accademico sono stati fatti tentativi di produrre una tassonomia completa dei token e ne sono sorte classificazioni complesse costruite su un elevato numero di caratteristiche.  D’altra parte il settore è molto dinamico e gli innovatori continueranno a sforzarsi di trovare modelli diversi. Inoltre un certo numero di token esistenti combinano le diverse categorie. 

A conferma di ciò, la FINMA fa notare che i security token e gli utility token possono anche essere classificati come token di pagamento, nel qual caso i requisiti sono cumulativi o, in altre parole, i token sono considerati sia titoli che mezzi di pagamento. Ci sono infatti fornitori che intendono utilizzare i loro token di utilità in futuro come mezzi di pagamento e quindi valuta virtuale. I regolatori concordano sul fatto che l’approccio sia quello di definire la funzione del token e analizzare gli specifici casi d’uso.


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