Vai al contenuto

L’uso delle criptovalute nel mercato al dettaglio

Cryptocurrencies in Retail - Consumer Report

Introduzione

È noto che una delle funzioni delle criptovalute è quella di fungere da mezzo di pagamento. Tuttavia, la dimensione e le caratteristiche del fenomeno, in particolare quella relativa all’utilizzo delle cryptovalute da parte di consumatori al dettaglio, non è mai stata chiara. La ricerca effettuata da CryptoRefills Labs ha fatto chiarezza sulla situazione attuale, spiegando non solo la dimensione del fenomeno, ma anche la demografia degli utenti, le loro caratteristiche in termini di età, livello di formazione e il livello di reddito. Il rapporto, infine, chiarisce quali sono i motivi per cui questi consumatori pagano dei beni o dei servizi con cryptovalute, che tipi di prodotti acquistano e quali problemi possono incontrare nel loro utilizzo.

Chi fa acquisti con le cryptovalute

Ci sono crypto-consumer in ogni Paese del mondo, anche se la diffusione non è del tutto omogenea. Si riscontra una presenza percentualmente più alta nei Paesi tecnologicamente più evoluti, dove quindi è più alto il numero di persone che per motivi professionali vengono in contatto con le criptovalute. Al contrario, nei Paesi più poveri, dove è alto il numero di persone che non hanno accesso a servizi finanziari, vi sono i cosiddetti unbanked, che devono ricorrere a mezzi alternativi per trasferire i propri fondi (i migranti sono ad esempio una categoria in cui l’uso delle cryptovalute è alto proprio per evitare le commissioni legate ai servizi di money-transfer tradizionali).

I tre Paesi a più alta presenza di crypto-consumer sono USA (7.6%), Nigeria (6.6%) e India (6.2%), questi Paesi, quindi, ospitano un quinto degli utilizzatori.

In termini di aree geografiche, invece, l’area a più alta presenza di crypto-consumer è l’Asia meridionale (22.8%) seguita dall’Africa sub-sahariana (19.4%) e da Europa & Asia centrale (18.7%).

Figura 1. Suddivisione dei crypto-consumers per aree geografiche

C’è quindi un forte interesse soprattutto per quanto riguarda l’uso delle criptovalute per acquisti al dettaglio sia nei Paesi con un’economia più sviluppata, sia in quelli con un’economia meno sviluppata.

Lo testimonia anche il fatto che il 52.2% dei crypto-consumer si trovano in Paesi la cui popolazione ha un reddito basso o medio-basso.

La diffusione dell’uso delle criptovalute cambia ovviamente anche in funzione delle caratteristiche delle persone, a seconda dell’età, del titolo di studio, del genere e del tipo di occupazione.

Secondo le statistiche, il crypto-consumer medio è uomo, ha tra i 25 e i 34 anni e un titolo di studio di scuola superiore, è un lavoratore autonomo o imprenditore ed ha un reddito tra i 10 e i 20 mila dollari. Più in dettaglio, i crypto-consumer sono al 91.2% di genere maschile. La Generazione Z (tra 15 e 24 anni) rappresenta il 32.8% degli utilizzatori, mentre la Generazione Y (tra 25 e 34 anni) è il gruppo più grande (39%). La Generazione X (tra 35 e 44 anni) raggiunge il 18.3%, mentre sopra i 44 anni ci sono solo il 10% dei crypto-consumer.

Figura 2. Suddivisione dei crypto-consumers per gruppi di età

A livello di titolo di studio, l’utilizzatore mediano ha un diploma di scuola superiore ma in realtà le massime concentrazioni si trovano tra le persone che hanno un diploma Bachelor (20.7%) e Master (17.1%), e tra quelle che hanno frequentato solo la scuola primaria/secondaria (10.5%).

In termini di occupazione, invece, le persone che lavorano in modo indipendente tendono a utilizzare le criptovalute nei loro acquisti in misura maggiore. Tra i crypto-consumer, il 29,3% sono lavoratori autonomi e il 13,5% descrivono sé stessi come imprenditori o investitori, rappresentando in totale quindi il 42,8%. Il 28,3% è invece impiegato, il 20,7% sono studenti, Il 6,9% è disoccupato e solo l’1,4% è in pensione.

Tra chi svolge un’attività lavorativa, dominano i settori del software, della formazione, e computer/electronics, ciascuno con circa il 10% di presenze.

Se si osserva il reddito dei crypto-consumer, se ne trovano a tutti i livelli: il 46.1% delle persone ha però un reddito annuale inferiore ai 10’000 dollari mentre il 19.4% si posiziona tra i 10’000 e i 20’000 dollari. Salendo di reddito, scende la percentuale di utenti, ma questo risulta in linea con la distribuzione dei redditi nella popolazione mondiale, tuttavia la presenza di crypto-consumer con redditi alti è superiore percentualmente a quella globale. Le persone con un reddito alto hanno quindi una particolare propensione a fare acquisti con cryptovalute.

Cosa comprano

I beni e servizi acquistati dai crypto-consumer sono naturalmente limitati a quelli offerti dalle aziende. I beni e i servizi digitali sono quindi più acquistati rispetto a prodotti e servizi fisici.

Il prodotto più comprato sono le ricariche telefoniche (inclusa l’estensione del volume di dati e del tempo di comunicazione) (il 55,2% dei crypto-consumer li acquista).

Seguono i crediti per videogames e i loro relativi contenuti che raggiungono il 52.3% e l’acquisto di app per smartphone, acquistati dal 34.7% delle persone. Più in basso nella graduatoria arrivano invece i prodotti per intrattenimento digitale (video on demand, musica, ecc.) col 28.5% e l’acquisto di altro software (non mobile) al 22.2%.

Figura 3. Beni e servizi più acquistati dai crypto-consumers

Le preferenze per beni e servizi acquistati differiscono per genere, reddito, livello e tipo di occupazione dei consumatori. Ad esempio, gli uomini comprano molto più delle donne prodotti appartenenti al digital entertainment, servizi cloud, hardware, software e pubblicazioni, mentre le donne comprano più degli uomini negli ambiti fashion, food e app per smartphone.

Come comprano

Tra tutti i prodotti che vengono comprati con cryptovalute, solo il 59.6% viene acquistato direttamente dai negozi, nel rimanente 40.4% dei casi le criptovalute vengono utilizzate per comprare gift card e voucher che in seguito sono utilizzati nei negozi. Questo essenzialmente per avere la possibilità di comprare prodotti anche in negozi che non accettano pagamenti in cryptovalute.

In termini di cryptovalute utilizzate invece è il Bitcoin a farla da padrone con il 78.3% delle transazioni. Malgrado ci siano in circolazione varie migliaia di cryptovalute, su una ventina di esse si concentra il 90% della capitalizzazione di mercato e su di esse si concentra quindi anche la quasi totalità delle transazioni.

La seconda cryptovaluta più diffusa è Ethereum (54.5%), che è però è la terza in termini di utilizzo nello shopping, superata da Litecoin (31.2%), preferita probabilmente per i costi più bassi delle commissioni.

Figura 4. Le cryptocurrencies più popolari fra i crypro-shoppers

Perché utilizzano le cryptovalute

il 70.4% dei crypto-consumer considera interessante il comprare beni utilizzando cryptovalute e due terzi delle persone considerano le criptovalute un normale mezzo di pagamento. In particolare, il 68% ritiene di avere validi motivi per pagare prodotti o servizi con cryptovalute. Il 70.4% usa le criptovalute perchè pensa che siano il futuro dei sistemi di pagamento, circa il 57% delle persone lo reputano un sistema più sicuro dei sistemi di pagamento tradizionali legati banche e aziende finanziarie e sempre circa i 57% sono contrari al controllo della moneta.

Ci sono poi casi in cui l’uso delle criptovalute è diventato quasi indispensabile, si tratta dei Paesi con un’economia in difficoltà in cui la valuta locale è soggetta a grandi variazioni di valore. In questi contesti, spesso le persone non dispongono di altri sistemi di pagamento affidabili. Il 43% dei crypto-consumer sono unbanked o underbanked e due terzi dei crypto-consumer di Paesi a basso reddito ha dichiarato di non disporre di altri mezzi di pagamento.

Chi acquista con cryptovalute, lo fa con una certa regolarità: il 40.5% delle persone fa acquisti almeno una volta a settimana, mentre un quarto compra raramente, circa una volta all’anno.

Uso futuro

Le indicazioni che il campione preso in considerazione ha dato sull’uso futuro delle cryptovalute per acquisti è positivo: i due terzi prevedono di fare nuovi acquisti nel prossimo mese, mentre il 14.8% non pensa di farne. L’81.2% prevede di comprare prodotti o servizi nei prossimi sei mesi.

Possiamo concludere quindi che i crypto-consumer ottengono alcuni benefici derivanti dall’utilizzo di criptovalute negli acquisti, dunque intendono continuare e sono disposti a tollerare i costi e le eventuali difficoltà.

Esperienza utente

Circa i due terzi dei crypto-consumer trovano lo shopping con cryptovalute semplice, mentre un quinto considera una sfida l’operazione di pagamento. Solo il 48.3% dei consumatori sa dove trovare negozi che accettano cryptovalute e solo il 41.4% dice di saper trovare negozi affidabili e sicuri.

In generale i consumatori sono soddisfatti dell’esperienza di acquisto, questa soddisfazione si riduce però di molto al salire delle commissioni e all’allungarsi dei tempi di conferma dell’ordine, ritardi causati dalla sottostante infrastruttura blockchain che non può garantire tempi di validazione delle transazioni costanti e relativamente brevi. I tempi di validazione variano a seconda della cryptovaluta, ma anche a seconda del momento, essendo legati al numero di transazioni in attesa di validazione. Circa un quinto degli ordini, nel campione studiato, ha avuto un’approvazione immediata, un ulteriore terzo è stato confermato entro 5 minuti. Nel complesso l’80% degli ordini ha trovato conferma entro 20 minuti. Ma il 4.6% è stato confermato tra 1 e 6 ore, mentre il 3.4% ha richiesto oltre 6 ore.

Lo studio rileva che i crypto-consumer reputano soddisfacente la possibilità di ricevere la conferma dell’ordine entro un’ora.

Figura 5. Il tempo necessario perchè un ordine venga confermato

C’è poi la questione delle commissioni legate alla validazione delle transazioni: quasi la metà delle persone le reputa troppo alte. Le commissioni cambiano a seconda della valuta e della congestione della rete e possono passare da pochi centesimi a diversi dollari. Nel periodo dello studio, il giorno in cui si è avuta la mediana più alta, la commissione per Bitcoin è stata di 9.27 dollari, mentre è stata di 3.2 dollari per Ethereum e 0.001 dollari per Litecoin.

Per chi acquista prodotti o servizi dal costo basso, il problema delle commissioni è molto sensibile, perchè potrebbe incidere enormemente sul costo globale dell’acquisto.

Per rimediare alla situazione si può ad esempio utilizzare Lighting Network, un protocollo di pagamento di livello 2 che consente di svolgere le transazioni off-chain limitandosi a salvare on-chain solo il risultato finale. La percentuale attuale di acquisti che usano questo sistema è ancora molto bassa, circa l’1.9% a febbraio 2021, ma gli utenti che usano questa modalità di pagamento hanno un livello di soddisfazione superiore agli altri. In generale, si nota anche un livello di soddisfazione più alto nelle persone delle Generazione Z e Y, mentre cala con l’aumentare dell’età.

Ci sono anche altri fattori oltre al tempo di approvazione dell’ordine e alle commissioni che risultano essere barriere per il crypto-consumer: la mancanza di negozi di interesse che accettano i pagamenti crypto, il timore di frodi, l’incertezza relativa alla privacy, il fatto che a volte i prodotti hanno un prezzo più basso se vengono pagati con valute fiat.

Figura 6. Problemi che i crypto-consumers incontrano durante lo shopping

Conclusioni

La ricerca ha determinato che esiste una diffusione globale dell’uso delle cryptovalute nel mercato retail ma ci sono ancora alcune difficoltà che si pongono come barriere per chi vuole utilizzare questo  mezzo di pagamento e che quindi andrebbero risolte. I principali ostacoli all’allargamento della base dei crypto-consumer sono: il numero limitato di negozi che accettano pagamenti in cryptovalute, le commissioni alte per la validazione delle transazioni e i possibili lunghi tempi di attesa per l’approvazione degli ordini. Un modo efficace che molti shopper utilizzano per bypassare queste difficoltà è l’utilizzo di giftcard e voucher. I progressi tecnologici impongono numerosi cambiamenti permanenti nelle abitudini di acquisto dei consumatori. Come l’online banking, le carte di credito e il denaro digitale, anche le criptovalute stanno diventando parte integrante dell’economia e della finanza moderne.

Il 70% dei consumatori che usano criptovalute ritiene che le cryptovalute saranno sempre più comunemente utilizzate nel mercato retail.

Dalla ricerca risulta che le migliori criptomonete per capitalizzazione di mercato e le stablecoin abbiano le maggiori possibilità di successo a condizione che possano offrire soluzioni facili, scalabili ed economiche sia ai consumatori che alle imprese. Tali soluzioni scalabili possono passare attraverso altre reti blockchain, sidechain e scalability networks, purché siano ritenute utilizzabili sia dai commercianti che dai consumatori.

Leggi il Report completo nel sito di CryptoRefills Labs

Author:

How useful was this post?

Click on a star to rate it!

Discover how BrightNode can boost your project.
Complete our contact form now!

    BrightNode is committed to protecting and respecting your privacy, and we’ll only use your personal information to administer your account and to provide the products and services you requested from us. From time to time, we would like to contact you about our products and services, as well as other content that may be of interest to you. If you consent to us contacting you for this purpose, please tick below to say how you would like us to contact you:

    In order to provide you the content requested, we need to store and process your personal data. If you consent to us storing your personal data for this purpose, please tick the checkbox below.

    You can unsubscribe from these communications at any time. For more information on how to unsubscribe, our privacy practices, and how we are committed to protecting and respecting your privacy, please review our Privacy Policy.

    Processing...
    Thank you! Your subscription has been confirmed. You'll hear from us soon.
    Would you like to keep up to date with the news about Web3, Blockchain and Tokenomics?
    Subscribe to BrightNotes, our newsletter
    ErrorHere